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Hong Kong

La sera di lunedì 22 gennaio un centinaio di rider di Deliveroo HK, soprattutto indiani e pakistani, si sono riuniti di fronte agli uffici della compagnia in Jervois Street bloccando il servizio di consegna cibo a domicilio.

A far scattare lo sciopero sono stati i recenti cambiamenti nella gestione del tempo di lavoro dei fattorini da parte dell'azienda, che fino a poco prima garantiva ai rider 11 ore di lavoro al giorno pagate almeno 75 HK $ (circa 7,8 €), compresa un'ora di pausa pranzo.

Ora Deliveroo ha deciso di bloccare l'applicazione per la distribuzione degli ordini durante le ore non di punta (quando l'attività è bassa), al fine di evitare di pagare ai lavoratori i minimi garantiti. Il nuovo sistema sarebbe inoltre in grado di selezionare i rider in base alle prestazioni (frequenza, velocità, rispetto degli standard imposti dalla piattaforma, ecc.), penalizzando i meno "efficienti". La disconnessione dalla piattaforma, imposta dall'azienda, causerebbe ai rider una perdita dalle 3 alle 5 ore di lavoro, circa 14 in una settimana. Ad un tasso di circa 100 HK $ / h (circa 10,5 €), in termini di reddito mensile la decurtazione del salario è stimata tra i 5.000 HK $ (521 €) e 6.000 HK $ (625 €).

Tra i motivi della protesta, ci sarebbe anche quello della compensazione delle multe stradali da parte dell'azienda. Per rispettare i termini di consegna nelle strette vie di Hong Kong, la maggior parte dei fattorini è costretta a posteggiare i mezzi in parcheggi non autorizzati e la polizia non esita a multarli. I rider erano risarciti da Deliveroo fino a due multe al giorno, ma ora l'azienda si rifiuta di farlo. A ciò si aggiungono i costi per la benzina e la manutenzione del veicolo che rimangono a carico dei lavoratori.

Lo sciopero, che è continuato fino al giorno successivo, è terminato quando la direzione ha annunciato il ripristino della giornata di 11 ore.

Belgio, Olanda, Germania, Francia e…

Durante lo scorso fine settimana i fattorini di Deliveroo di Belgio e Paesi Bassi hanno nuovamente scioperato per protestare contro la decisione dell'azienda di trasformare tutti i rider, dal 1° febbraio, in lavoratori autonomi. A Bruxelles i lavoratori hanno occupato la sede della compagnia per più di tre giorni chiamando, via social network, solidali, precari e disoccupati a sostegno della loro lotta, che dicono essere quella di tutti. Mentre l'occupazione era in corso, il Ministro dell'Economia e dello Sviluppo, Kris Peeters, e il CEO di Deliveroo si sono detti disponibili ad incontrare i rider per sentire le loro ragioni. Anche se l'azienda si è mostrata favorevole a qualche apertura, i fattorini hanno deciso che la pressione deve essere mantenuta alta. Ieri, sabato 27 gennaio, una delegazione di scioperanti olandesi di Deliveroo si è unita ai colleghi belgi nel centro di Bruxelles per dare vita ad una vivace protesta dal profilo internazionalista. Messaggi di solidarietà ai compagni belgi sono arrivati dai rider italiani di Milano, Torino e Bologna. Anche UNI Global Union, la federazione internazionale che unisce i sindacati del settore dei servizi, ha mandato un messaggio di supporto ai "Deliveroo workers on strike in Belgium and the Netherlands."

A Lille, in Francia, la protesta si è accesa sabato 20 gennaio, quando i rider di Uber Eats hanno deciso di disconnettersi dall'app aziendale. Lo sciopero, spontaneo, organizzato tramite un gruppo su Facebook, si è scagliato contro condizioni di lavoro che vengono definite come "schiavitù 2.0".

Infine, il turno della Germania è stato mercoledì 24: una trentina di rider di Foodora e Deliveroo ha protestato davanti alla sede di Deliveroo per chiedere, tra le varie cose, il pagamento delle riparazioni delle bici usate per il lavoro.

In questo report sulle lotte dei rider ci saranno sicuramente sfuggiti alcuni scioperi e blocchi (a proposito, a Shanghai, in Cina, è nato il primo sindacato dei lavoratori della consegna cibo online), ma di una cosa siamo certi: la necessità di un coordinamento di lotta internazionale dei lavoratori della "gig-economy" è all'ordine del giorno. E i mezzi per fare rete non mancano.